Alla ricerca della Sardegna magica e primordiale

Stufi della solita vacanza in Sardegna? C’è un altro modo di staccare la spina e vivere un’avventura straordinaria in questa terra arcaica e viva, alla ricerca della spiritualità che nasconde nelle sue viscere e che pochi conoscono veramente a fondo. Quello che vi proponiamo è un viaggio dentro di voi sullo sfondo di un territorio magico, tra acqua e terra, per ritrovare l’armonia e il benessere nel corpo e nell’anima.

Un tesoro millenario

La Sardegna è ancora oggi un luogo selvaggio e incontaminato.
Oltre alle sue bellissime spiagge, al buon vino e al cibo tipico, custodisce un richiamo sottile, ma persistente: chi la visita e impara a conoscerla sente l’esigenza di ritornarci. L’energia di questa terra è così forte e antica che riporta ognuno di noi alle sue radici più profonde, stimolando, attraverso una natura rigogliosa e incontaminata, la ricerca in se stessi.
È la Madre Terra che richiama i propri figli a sé, invitandoli a ricon- giungersi con il proprio centro. Tra le esperienze che potete vivere in questo luogo ricco di fascino, l’acqua svolge un ruolo fondamentale.
Da sempre considerata sacra, fonte di vita, guarigione, fertilità e procreazione. Elemento che va inteso in tutte le sue declinazioni: non solamente come mare, che la circonda, ma anche come acqua dolce, linfa che sgorga dal nucleo della Madre Terra, simbolo della sostanza primordiale da cui ha origine la vita. I ritrovamenti archeologici hanno evidenziato la presenza di pozzi sacri utilizzati come luogo di culto fin dall’epoca nuragica, periodo in cui l’acqua era usata come panacea di tutti i mali, così come testimoniano anche i racconti della tradizione popolare, molti dei quali tramandati oralmente.
L’acqua, fin da tempi antichissimi, era considerata una divinità e non mero mezzo di comunicazione tra l’uomo e il divino. Religione, magia e medicina erano inscindibili presso le popolazioni nuragiche, le malattie venivano curate tramite l’immersione nelle sorgenti e nelle fonti, considerate magiche, intorno alle quali si cantava, si ballava, e si scambiavano i pro- dotti della terra. Si narrano effetti miracolosi attribuiti all’acqua, fredda o calda, che era ritenuta terapeutica con benefici per gli occhi, le ossa e altri mali.

Sulle tracce di una guarigione

Da sempre le donne di medicina sarde hanno utilizzato l’acqua come mezzo di guarigione, loro sapevano che l’acqua è una “medicina” che risana e guarisce. Erano solite recarsi in sorgenti, fiumi, mari e pozzi sacri, poiché questi luoghi, dalle singolari energie, potessero portare piccole o grandi guarigioni, fisiche ma anche invisibili. Dell’anima. Le acque di queste particolari fonti per la loro energia magnetica attivano un processo di riequilibrio e di guarigione non solo fisica, ma anche psichica ed emozionale come se queste acque magiche comunicassero con l’acqua contenuta nel nostro corpo.
Diego Manca nel suo libro “La donna delle sette fonti” – (ed. Condaghes) – ci dà una chiara lettura di come queste antiche conoscenze venissero utilizzate. Il romanzo narra la storia di Maria Antonietta Mattu, una ragazzina che durante l’adolescenza fu colpita da una grave forma di leucemia.
La sua aspettativa di vita era di qualche mese, ma grazie alle cure di una vecchia sciamana sarda, zia Nanna Fiore, il suo destino, che sembrava inesorabile, è riuscito a cambiare. Nanna Fiore l’ha accompagnata in un per- corso di sette fonti di acqua sacra durante il quale Maria Antonietta ha potuto ricongiungersi con se stessa e capire che la vera guarigione avviene quando “nutri i tuoi sogni”.
Prendendo spunto dal viaggio svolto da Maria nel libro vi proponiamo di visitare i luoghi dove si trovano le sette fonti, un itinerario che dalla montagna al mare vi riporterà a sognare e a vivere un’esperienza unica e indimenticabile.
Nel bosco incantato – San Leonardo de Siete Fuentes
La prima fonte di cui vogliamo parlarvi è San Leonardo de Sie- te Fuentes. Questo piccolo borgo situato a 700 metri d’altez- za, alle pendici del Montiferru, è una vera e propria chicca che non potete perdervi. Se siete amanti del silenzio e del canto della natura questo è il posto che fa per voi. Lasciatevi andare a un lento girovagare tra querce e castagni di un piccolo bo- sco incontaminato, accompagnati da un inebriante profumo di muschio e di terra umida. Dopo la passeggiata, armati di borraccia, vi attende una sosta rinfrescante e rigenerante sor- seggiando dell’ottima acqua fresca che sgorga direttamente dalle montagne e che è incanalata in sette piccole fonti dal fascino senza tempo e dalle incredibili proprietà diuretiche.

Un incontro di puro fascino – Sa pedra lada

Dopo esservi riposati nel bosco di san Leonardo, non potete perdervi, sulla strada per le cascate di Sos Molinos, in direzione di Bonarcado, la piccola fonte di Sa pedra lada dalla quale scaturiscono tre getti d’acqua. Nell’abbraccio di querce secolari, questa fonte è sormontata da un piccolo tabernacolo con una statuina della Madonna. Piccola e raccolta esercita un fascino spirituale anche su chi non è credente: infatti è quasi impossibile che non scatti la voglia di fermarsi e concedersi qui un momento di pausa e raccoglimento con se stessi.

Il canto dell’acqua – Cascate di Sos Molinos

Lasciata la fonte di Sa pedra lada, poco più avanti si trovano le cascate di Sos Molinos, che prendono il nome dai numerosi mulini che un tempo venivano alimentati dalle acque del torrente. Si trovano immerse nei boschi di querce in una conca profonda e suggestiva che si raggiunge a piedi tramite un sen- tiero scosceso lungo circa 150 metri. Non fatevi scoraggiare da questo percorso. Appare così a prima vista, ma dopo pochi istanti un irresistibile richiamo dell’acqua diventa così forte e potente che vi verrà quasi voglia di correre per raggiungerla.
È una cascata magica, che “parla” a chi le si avvicina. Il suo è un richiamo materno che sembra dica: immergiti qui, io posso guarirti e purificarti.
In estate è un’esperienza che non ha pari mettersi sotto i getti della cascata, così forti e vigorosi che quasi viene voglia di urlare. E se lo farete, vi accorgerete che sono urla liberatorie, l’effetto di una rigenerazione attraverso un’acqua incantata.

In cammino verso la cima – Elighes uttiosos

Se amate fare trekking raggiungete, poco più in là, Elighes uttiosos. Questa sorgente è la più elevata della provincia di Oristano, situata a quasi 1000 metri di altezza nel territorio di Santu Lussurgiu. L’unico modo per arrivare alla fonte è un percorso nella natura più selvaggia e incontaminata.
Ogni tanto sostate e giratevi verso la costa. Da qui si intravede in lontananza il mare cristallino di Santa Caterina di Pittinurri: uno spettacolo. Elighes uttiosos sgorga in prossimità di robuste radici di Leccio (Elighe). Il nome Elighes Uttiosos in italiano significa infatti “lecci gocciolanti”: immaginate quindi la sua meravigliosa cornice? È davvero fantastica: all’interno di un bosco che sembra fatato; il profumo di muschio e il gorgoglio dell’acqua che scorre è un vero e proprio balsamo per l’anima. La sorgente regala acqua cristallina e freschissima che alimenta diversi ruscelli tra cui Riu Sos Molinos e Riu Bia Josso, che scorrono nella sottostante vallata dando origine a piccole cascate.

Un pozzo sacro – Santa Cristina

Tra i percorsi archeologici in connessione all’acqua, il pozzo sacro di Santa Cristina, vicino a Paulilatino, è un luogo imperdibile. L’ingresso è a pagamento, ma vale davvero la pena visitarlo. Comprende, oltre a uno dei più bei pozzi sacri della Sardegna a livello architettonico, alcuni resti di antiche capanne, un nuraghe, una chiesa cristiana e delle “cumbessìas”, abitazioni per i pellegrini, che da qualsiasi villaggio della Sardegna venivano qui per la celebrazione del culto dell’acqua. Questo pozzo, ancora attivo, è la testimonianza di come l’antico popolo sardo conoscesse la posizione degli astri e dei pianeti e il loro influsso sull’anima. Architettonicamente il pozzo ha la forma dell’organo sessuale femminile mentre al suo esterno una struttura fallica richiama quello maschile.
Per un perfetto calcolo astronomico il pozzo è stato costruito in modo tale che durante il solstizio d’estate il sole illumini l’intera scalinata del pozzo, rievocando il maschile che feconda il femminile. Inoltre, una volta ogni 18 anni e 6 mesi, in occasione del lunistizio maggiore settentrionale, il raggio della luna si riflette perfettamente nel cilindro conico sopra il pozzo come a fecondare l’acqua. Nutrendola di magia. Spingetevi fino in fondo, toccate l’acqua del pozzo: sarà come scendere nel ventre materno e ricongiungersi con il bambino che c’è in voi.

Viaggio nel tempo – San Salvatore

Proseguendo verso il mare, nella penisola del Sinis (Oristano), nel piccolo villaggio di pescatori di San Salvatore si trova il pozzo sacro che prende il nome dal luogo. Entrate nella piccola chiesetta del ‘700 e percorrete la scalinata che porta all’antico ipogeo. Il pozzo si trova attorno a un atrio rotondo con dipinti sulle pareti delle camere che lasciano presumere che questo luogo sia stato un tempio pagano dedicato al culto delle acque, poi convertito nel ‘500 in santuario cristiano.
Scendendo verso il pozzo vi sembrerà di essere a bordo di una macchina del tempo. Raggiungerete un’epoca in cui gli elementi della natura erano venerati come esseri divini. Un ritorno al passato che suscita mistero e contemplazione: concedetevi un momento di raccoglimento con voi stessi e ascoltatevi.

Voglia di mare – Mari Ermi

Il mare vi aspetta a pochi passi. Dopo la full immersion nell’entroterra tra fonti inimmaginabili, riscoprite la bellezza del mare sardo: i suoi colori, il suo spirito calmo. Tra San Giovanni di Sinis e Is Aruttas, il posto migliore è Mari Ermi, una spiaggia in cui l’acqua dolce e quella salata s’incontrano. Qui, con i piedi immersi in una sabbia che ricorda i chicchi di riso, si possono incontrare i fenicotteri rosa perché l’ecosistema è perfetto. Assaporate il profumo che c’è nell’aria, guardate il mare turchese. L’ennesima istantanea di un paradiso fatto d’acqua.

SARA LUGAS