Il sambuco, un prezioso alleato contro le malattie da raffreddamento

Il sambuco (Sambucus nigra) è un grazioso albero perenne, della famiglia delle Caprifoliaceae. Cresce spontaneo o anche coltivato, dalla pianura fino alle aree submontane in Europa centrale e meridionale e si presenta come arbusto o piccolo albero che può arrivare anche a 10 metri di altezza.

Proprietà benefiche del sambuco

Il sambuco è un ottimo diaforetico, diuretico, antinevralgico, lassativo, emolliente, stimolante della secrezione bronchiale, antinfiammatorio della mucosa nasale, febbrifugo, topico emolliente soprattutto in caso di ustioni. Questa preziosa pianta rinforza le difese immunitarie ed è un’ottima alleata in caso di raffreddore, infezioni delle vie respiratorie, tosse, faringiti, bronchiti, riniti, reumatismi e gotta.

Le proprietà ed i benefici del sambuco erano già noti in tempi antichissimi, considerato una panacea per le sue virtù officinali. Troviamo, infatti, varie citazioni nelle opere di illustri personaggi come Plinio il Vecchio, Ippocrate e Teofrasto. In passato, gli venivano attribuiti anche poteri magici contro spiriti, demoni e streghe, ma la storia del sambuco è legata soprattutto all’uso farmacologico, alimentare e cosmetico.

I numerosi fusti che spuntano dal terreno, crescono eretti, poi si inarcano curvandosi verso terra, conferendo allo stesso un aspetto caratteristico “a doccia”, che lo rende facilmente distinguibile anche durante il periodo invernale. I rami giovani sono verdi, invece quelli più vecchi hanno una corteccia grigio-brunastra.

L’uso del sambuco in fitoterapia

In fitoterapia vengono utilizzati soprattutto i fiori, tuttavia, si può fare buon uso anche di foglie, frutti, germogli, resina, radici e corteccia.

I fiori sono davvero numerosi, di un bianco-giallastro e intensamente profumati, raccolti in grandi ombrelle terminali, molto ambiti dai maggiolini verde–smeraldo che li visitano assiduamente. Compaiono tra aprile e maggio,  contengono oli essenziali, resine, mucillagini, flavonoidi, acido clorogenico, acidi organici, zuccheri, vitamine A, C, B e tannini. Con i fiori si possono preparare piacevoli infusi, succhi, confetture, dolci, centrifughe, caramelle, liquori e croccanti fritture. I fiori e le bacche risultano essere degli ottimi antiossidanti.

I frutti sono bacche globose e carnose di colore nero-violaceo. Sono caratterizzate dalla presenza di flavonoidi, tannini, antociani (sambucina, sambucianina), glicosidi cianogenetici (sambunigrina nei semi), tracce di olio essenziale, zuccheri, acidi organici, sali minerali, vitamine A e C e complesso B. Le bacche si possono raccogliere tra agosto e settembre, assicurandosi che siano ben mature. Le popolazioni germaniche, nell’antichità, ottenevano dalla contusione delle bacche una tintura che adoperavano per dipingersi il corpo in occasione di guerre o battute di caccia. Il succo ricavato dai frutti era usato per tingere fibre naturali in varie tonalità del viola, come colorante del cuoio o come una sorta di inchiostro.

Nella corteccia interna sono presenti sali di potassio, glucosidi flavonici, zuccheri, tracce di olio essenziale, sambucina e tannini. Si può prelevare in autunno e risulta particolarmente diuretica, purgativa, favorisce il vomito e dalla stessa è possibile ricavare un colorante nero. La seconda corteccia raschiata, aiuta la cicatrizzazione, quindi, si può mettere direttamente sulle ferite,  oppure, unita alla mollica di pane, appoggiata su parti infiammate e coperta con un panno.

Le foglie producono un odore sgradevole, tuttavia, si può estrarre dalle stesse un colorante verde. Contengono tannini, flavonoidi e tracce do olio essenziale. Le foglie fresche si possono utilizzare per infusi depurativi di fegato e reni, oppure, contuse in un mortaio e miscelate con aceto e poco sale, per applicazioni tramite una garza, su ascessi dentali. Le foglie essiccate e polverizzate, applicate in piccola quantità nel naso, possono aiutare a bloccare l’epistassi (sangue dal naso).

Dunque, possiamo considerare il sambuco un nostro prezioso alleato nei mesi invernali, in quanto combatte i malanni di stagione e l’influenza, un immunostimolante naturale offerto dalla nostra madre terra.

Leggende e credenze antiche

Nelle tradizioni medievali germaniche, era chiamato “l’albero di Holda”. Holda era una fata del folklore germanico, dai lunghi capelli d’oro che abitava nei sambuchi situati vicino a laghi e corsi d’acqua. Talvolta poteva apparire come una vecchia strega. Questa pianta cresce sotto l’influsso della luna ed è per questo che si pensava fosse amata dalle streghe. In Inghilterra invece, si sosteneva addirittura che il sambuco non fosse un arbusto qualsiasi, ma addirittura una strega che aveva assunto le sembianze di una pianta.

Sicuramente prevalgono molte credenze positive, nell’antichità venivano esaltate le sue proprietà magiche e benefiche, tanto che fino all’inizio del secolo i contadini tedeschi si toglievano il cappello come segno di grande rispetto quando lo incontravano lungo il loro cammino. Sempre presente vicino ai monasteri ed alle case, in quanto si diceva che proteggesse da serpi, mali e malie.

Le sue doti erano talmente grandi che il famoso flauto magico delle leggende germaniche non era altro che un ramoscello di sambuco svuotato del suo midollo.

Nel calendario Celtico corrisponde al tredicesimo mese, solstizio invernale, dunque, rappresenta il passaggio e il rinnovamento ciclico. Coincide con la fine del vecchio anno (festa di Samhain oggi conosciuta come festa di Halloween) e l’inizio del nuovo anno. Rinascita, trasformazione e rinnovamento. I Druidi, maghi erboristi celti, ricavavano dal sambuco le proprie bacchette magiche.

Il sambuco è presente anche nella tradizione cristiana, usato nei riti funerari come viatico per il viaggio verso l’aldilà.

Secondo Plinio, la flessibilità dei suoi rami, lo rendeva adatto alla fabbricazione di scudi, in quanto offriva una buona resistenza al passaggio delle lame di ferro, rinsaldandosi subito dopo essere stato squarciato.

I fiori, secondo le credenze popolari, vanno raccolti la vigilia di San Giovanni, dunque il 23 giugno e lasciati all’aperto davanti alla propria casa per tutta la notte, permettendo al Santo di benedirli col suo passaggio.

Le proprietà curative del sambuco erano così apprezzate nel passato che, in Austria, questo piccolo albero veniva chiamato “Farmacia degli Dei” e la tradizione contadina imponeva di inchinarsi 7 volte al cospetto della pianta perché da sette sue parti si potevano estrarre potenti medicamenti: fiori, con funzioni depuranti, frutti contro la bronchite e mali da raffreddamento, foglie con impacchi per la pelle, corteccia come riequilibrante intestinale, radici sotto forma di decotto contro la gotta, resina contro le lussazioni ed infine germogli contro le nevralgie.