Spagiria: l’arte della trasformazione

La spagiria è una pratica di estrazione di principi attivi da vegetali, minerali e animali.

Praticata già nell’antico Egitto, venne tramandata segretamente per via orale, a pochi, fino ad arrivare nell’Europa medioevale, dove gli insegnamenti si amalgamarono con la tradizione cristiana.

Fu poi con Paracelso, che presero forma scritta, e fu proprio lui ad attribuirgli il nome “spagiria”.

Il termine deriva dal greco antico, dal verbo spao (solvere, estrarre) congiunto con il verbo agheiro (riunire, coagulare), ma può anche essere inteso come sintesi di spao e dell’aggettivo ieros (ciò che è sacro, divino), assumendo quindi il senso di “estrarre il dono divino”.

I “doni divini” sono le virtù del vegetale, animale o minerale, le informazioni di cui è portatore, gli insegnamenti che è in grado di dare. In spagiria, la materia viene vista come l’unione di tre Principi fondamentali, la trinità, presente in ogni parte del mondo e dell’universo (uomo compreso): Mercurio Filosofico (definito “il portatore di vita” poiché trasporta informazioni nutritive), Zolfo Filosofico (la caratteristica specifica e individuale di un essere) e Sale Filosofico (il corpo, la componente fissa, la forma).

Lo spagirsita ha il compito di estrarre questi tre principi, eliminando tutte le parti “impure”, per farne dei rimedi atti a ripristinare gli equilibri corporei alterati dalle malattie.

Nicolas Le Fevre, nel Il trattato della Chimica, ci spiega come sia le preparazioni galeniche classiche che i rimedi spagirici, debbano essere considerati importanti strumenti che un buon medico deve conoscere per poter curare le persone e che il loro rapporto non deve essere di tipo gerarchico ma complementare.

Nutrendo particolare interesse per questa affasciante tecnica, nella mia tesi di laurea in Scienze e Tecnologie Erboristiche all’università degli studi di Milano, ho condotto uno studio che mette a confronto un preparato spagirico con un estratto erboristico semplice.

Ho preso in esame la quintessenza spagirica e l’olio essenziale.

La quintessenza è un preparato ottenuto tramite estrazione, purificazione e riunione dei tre principi filosofici della pianta: l’olio essenziale (Zolfo f.), l’alcool (Mercurio f.) e i sali inorganici (Sale f.); è perciò più complessa del semplice olio essenziale in essa contenuto.

Confrontando la quintessenza spagirica con l’olio essenziale di due piante selezionate (Alloro e Thuja) ho potuto notare che, nelle quintessenze, alcune attività degli oli essenziali risultavano accentuate e altre mascherate. Inoltre le altre componenti della Quintessenza (alcool e sali), non solo non diluivano le attività dell’olio essenziale ma, con esso, creavano delle sinergie. La quintessenza è un prodotto che non è la semplice somma delle sue parti ma un qualcosa di nuovo, dato dall’unione sinergica delle sue componenti. Manfred M. Junius, in “Alchimia verde”, scrive che la spagiria è l’applicazione dell’alchimia alla produzione di medicine.

Secondo la concezione alchemica tutto può trasformarsi avendo in sé la possibilità dell’evoluzione.

Questo passaggio di stato prende il nome di trasmutazione.

Esemplare è in questo senso il celebre tentativo alchemico di trasmutazione dei metalli in oro e per analogia questo processo può essere applicato all’evoluzione spirituale dell’uomo nel tentativo di arrivare alla sua vera essenza.

Se l’alchimia si occupa della trasformazione dell’uomo la spagiria si occupa della capacità dell’uomo di operare, conoscendo le leggi dell’universo, sulla materia.

<Come è in alto così è in basso> è un concetto che troviamo nella Tavola Smeraldina attribuita a Ermete Trismegisto, uno tra i primi Alchimisti noti ed è il concetto chiave che caratterizza l’operato di Alchimisti e Spagristi.

Questa semplice frase racchiude l’idea che tutto è interconnesso, che la conoscenza degli astri è importante per operare sulla terra e che è possibile quindi conoscere il Macrocosmo attraverso il Microcosmo e viceversa.

· Silvia Ripamonti